Intervista ad Andrea "Capitan America" Chiarini

Cosa ci riserverà il…featuring?                                                     
Intervista ad Andrea Chiarini aka Capitan America.

Incontriamo oggi, per la nostra serie di interviste, il giovane musicista Andrea Chiarini.
La sua biografia, molto ricca e dettagliata, ci informa che Andrea vanta un diploma di conservatorio in chitarra classica e che la sua attività pubblica come musicista inizia circa sette anni fa, quando un suo singolo dal titolo “Agnese” balzò alla posizione #8 della classifica nazionale, successo che lo ha poi portato a girare sia l’Italia che l’estero per numerosi concerti.
Già due anni dopo, quindi nel 2009, fonda una sua etichetta discografica indipendente e inizia subito, grazie a questo, anche ad auto-prodursi.                                                 .                                              
Con il successivo trasferimento a Milano entra come discografico in Sony Music e annovera fra le sue collaborazioni quella con grossi nomi della musica italiana come Antonello Venditti, Luca Carboni, Giovanni Allevi, ma anche J-Ax, Entics, Grido, Two Fingerz.          .
L’evoluzione più significativa avviene nel 2013 con l’uscita dell’album “Capitan America”.
Se precedentemente aveva lavorato su sonorità pop/rock infatti, ora si avvicina con questo lavoro a sonorità rap/pop. Ottiene anche stavolta significativi risultati di classifica e visibilità.
Sulla scia di questo riscontro avviene anche il cambiamento artistico, adottando come nome d’arte appunto quello di Capitan America,  come il titolo dell’album.
Da qualche mese è al lavoro per un suo nuovo progetto con la collaborazione di Matteo Becucci.

Allora Capitano, partiamo subito con una domanda a bruciapelo:
D.: Nel tuo singolo “Le case discografiche” c’è una denuncia verso il fatto che, appunto, le case discografiche attualmente non guardano più di tanto all’artista e alle sue potenzialità bensì ai numeri che può produrre. Per questo ritieni che sia meglio auto-prodursi e farsi una propria etichetta discografica piuttosto che farsi “schiavi” di un meccanismo pronto a scagliarti fuori dal sistema nel caso in cui l’ingranaggio si dovesse inceppare?
R.: Vivendo in una società fatta di numeri è normale che il metro di giudizio oggi nella musica siano le views su Youtube ed i download su iTunes, quindi come sei presente su internet... anche i dischi lo sono ma se ne vendono comunque troppo pochi… Il più delle volte, lo dico da uno che ha visto le cose dal di dentro, i numeri che vediamo da casa spesso sono “truccati” per rendere più appetibile il prodotto. Oggi l’immagine è il 90%, la musica il 10%... Con questo non voglio assolutamente dire che è tutto una truffa però non è neanche tutto poi così vero e trasparente… Farsi una propria etichetta ha i suoi pro e contro. Non si ha certo la liquidità che ha una multinazionale, ma per crearti il tuo bacino di pubblico e consolidarlo nel tempo è il massimo perché fai come credi. Dici quello che vuoi dire e hai maggiore libertà…
Il singolo “Le case discografiche” in molti l’hanno preso come un “dissing” a Sony, in realtà è uno sfogo personale dove molti gruppi e ragazzi che hanno a che fare con la musica, direttamente o indirettamente, approvano. Vi dico solo che c’è stato un rapper molto noto, di cui non faccio il nome, che dopo aver sentito quel pezzo non ha voluto più collaborare con me alla scrittura di un pezzo, per paura di ripercussioni sulla sua carriera…. pensa te! Il pezzo quindi ha funzionato… Ha dato fastidio a molti degli addetti ai lavori, credo... Io comunque nel pezzo non faccio i nomi di nessuno, come di solito fanno i rapper, quindi chi se l’è presa ha la coscienza sporca…

D.: La tua esperienza musicale ti permette di avere una valutazione abbastanza completa di questo settore. Attualmente si sta cercando di portare il rap in Italia con maggiore spinta del passato, vedesi i vari Moreno, Clementino, Rocco Hunt e l’inserimento di J-Ax tra i giudici di The Voice.
Pensi che l’Italia abbia spazio per questo genere o la vedi una moda più passeggera e saremo sempre e soltanto il Paese della melodia all’italiana?           .
R.: L’Italia è sempre stata un paese che ha vissuto tutto di riflesso, parlo di moda e musica.
La nostra cultura è quella del bel canto. Il rap ed il rock, e tutte le contaminazioni, non sono italiane.  Il rap è un fenomeno come tanti che è destinato ad avere un inizio ed una fine.
E’ un ciclo continuo. Prima andavano i cantautori, poi le boyband, oggi i rapper e domani ritorneranno i cantautori, è un ciclo normale secondo me… Ogni periodo secondo me ha la sua scena.

D.: Parliamo, come ovvio, della collaborazione con Matteo Becucci.               .
Sappiamo che state lavorando a qualcosa insieme. Ci dici come è nata l’idea del vostro attuale progetto?
R.: In realtà ho risentito Matteo dopo il periodo Sony, perché mi piaceva l’idea di averlo in un pezzo, era un walzer che avevo scritto per il nuovo disco dove io “rappavo” sulle strofe e avevo bisogno di un ritornello cantato con il suo timbro, mi piaceva l’idea…. E’ venuto in studio da me nelle Marche e dopo aver registrato appunto questo ritornello, abbiamo scritto insieme il giorno dopo un pezzo a 4 mani in stile surf, jamaicano, molto estivo. Eravamo talmente presi bene che abbiamo deciso poi di farlo uscire come singolo per quest’estate. Reputo Matteo, oltre che un grande artista, un amico...Vi dico questa: in tempi non sospetti, io e mia sorella l'avevamo votato quando era ad X Factor, prima che vincesse... e quindi posso dire anche di essere suo fan.
Non so se gliel'ho mai detta questa cosa..... Ahhahahaha :))

D.: E allora, parlando appunto di questo nuovo progetto a quattro mani  senza tuttavia andare troppo nei dettagli e bruciare la sorpresa ai fan…             .

Cosa puoi dirci in proposito? Insomma… cosa ci riserverà il “featuring”?
R.: Il featuring ci riserva un pezzo molto “positive” dalle sonorità jamaicane/caraibiche, molto estivo quindi, chiaramente tutto in salsa italiana. Quello che posso dire è che sarà un connubio di stili, quello di Matteo ed il mio. Abbiamo due mondi diversi ma in un certo senso simili in quanto entrambi veniamo dalla canzone d’autore italiana. La cosa che ci differenzia è il linguaggio... Sarà un bella sorpresa…. Sono abbastanza scaramantico.... Fin quando non avremo sicuro tutto al 100% in mano, non vorrei sbilanciarmi. Comunque posso dire con certezza che sarà un pezzo che, quando lo ascolterete, vi dimenticherete per tre minuti di stare in Italia, vi strapperà un sorriso e qualcuno di voi ballerà anche... Comunque anche se non ho detto il titolo perlomeno ho svelato la durata :))))

D.: Ultima domanda, ringraziandoti enormemente della tua disponibilità.          .
Stavolta sul serio: cosa ci riserverà il futuro, in questo caso, musicale? Come vedi il panorama italiano da qui a dieci anni?
R.: Grazie a voi per lo spazio concesso :))))                .
Il futuro.... Vorrei rispondere con uno slogan dei Sex Pistols: "God save the Queen"; ma in questo periodo sono abbastanza positivo. Posso dire, senza cadere nell'ipocrisia....spero di vedere qualche soldo in più, fare la musica che mi piace, continuare a girare molto come ho fatto quest'anno con l'ultimo lavoro. Molto spesso mi preoccupo per come sarà domani... Ma alla fine il futuro ce lo creiamo noi. Quindi… Lavorare, scrivere, registrare suonare tanto. Ringrazio innanzi tutto la mia famiglia e la mia ragazza, che appoggiano il mio percorso e poi ringrazio Matteo perché stiamo creando un bel progetto.

CREDITS: intervista a cura dello Staff del Matteo Becucci Magazine
                      http://www.facebook.com/groups/becucci   
                      www.matteobecuccimagazine.com

Andrea “Capitan America” Chiarini è su: www.capitanamericamusic.it